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Angeli in volo

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Presentiamo la plaquette poetica “Angeli in volo” attraverso quattro distinti contributi: Franca Alaimo, Giuliano Brenna, Antonio De Marchi-Gherini, Maria Musik.
Inoltre segnaliamo:

La nota di lettura di Stelvio Di Spigno »

La recensione di Giuseppe Panella apparsa su Retroguardia 2.0 - Il testo letterario, quaderno elettronico di critica letteraria a cura di Francesco Sasso e Giuseppe Panella, dal titolo: La rivolta degli angeli »

La recensione di Antonio Spagnuolo apparsa su Poetry Wave Dream Antonio Spagnuolo su Poetry Wave-Dream »

La recensione di Raffaele Piazza su Poiein.it: Raffaele Piazza su www.poiein.it »

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Bisogna avere molto intelletto d’amore per comprendere e lasciarsi nutrire dalla sostanza leggera, tutta spirituale di questo libro che canta la presenza onnipervadente degli angeli nel mondo, sotto varie forme, specialmente in tutto ciò che è intriso di luce e nella luce stessa.

E’ un libro di visionarietà concreta, se così si può dire, perché gli angeli che Roberto evoca in questi versi (che sembrano avere il potere di trasformare le parole stesse in un tessuto tutto luminoso, di una beltà e di una grazia quasi accecanti) si manifestano senza sosta sulla terra a chi sa vederli.

Se un’ombra di malinconia c’è in questo libro è la nostalgia della temporanea separazione degli uomini da quella dimensione divina che lasciammo al nostro nascere, sebbene quella ferita, quel taglio, si siano in qualche modo rimarginati e in alcuni al punto tale da avere ormai gettato la memoria dell’anima nell’oblio dell’oltre ed avere spento la vista sul mistero delle presenze angeliche.

Loro, gli angeli, “senza anatomia”, e però presenti tanto nelle cose lievi, che in quelle più grevi ma animate dalla mobilità, da quella fessura tra terra e cielo escono ed entrano allegramente, si mescolano agli eventi del mondo, alle variazioni quotidiane di cieli ed acque, al ritmo alterno del giorno e della notte, a volte accompagnano le barche ed i gabbiani nelle loro traversate d’aria e d’acque, pervadono della loro tenerezza e del loro amore le persone, come nel caso di suor Antonia che sa parlare agli altri con le loro lingue, lei che “senza aver molto fatto”, ha “solo amato solo amato”, fedele “all’unico corpo / che la prese in sposa”.
Roberto, come pochi ormai nel panorama della letteratura, sa parlare di “altre” cose, sa ascoltare e vedere ciò che viene rifiutato come roba per intelletti deboli, spiriti troppo delicati e irrazionali. Ma le cose più grandi sono invisibili e perfino la scienza ammette la prevalenza della non-materia. E, per quanto ci si sforzi di dare ad ogni fenomeno delle riposte razionali, ci sono troppe cose di fronte alle quali la ragione viene meno.

Roberto ci ricorda che è il mistero che ci sostanzia, che ci circonda, che promette, che dà senso e speranza; che la distanza fra le cose celesti e quelle terrestri è assai più modesta di quel che sembra; e che siamo noi stessi a frapporla ed ingigantirla, noi che non ci accorgiamo di albergare dentro tutto il mistero.

Tutto questo ci viene detto da Roberto con una pronuncia “angelica” anch’essa, e non solo perché annuncia ai suoi lettori gli annunciatori per eccellenza. Il lavoro che da poeta ha portato avanti sul corpo della lingua è più che manifesto: l’ha lavorata, smussata, levigata fino a farne un insieme di suoni morbidi, che cantano all’orecchio senza nessun stridore, senza nessuna macchia. In questo modo significante e significato procedono insieme, si amalgamano, raggiungono quella unità che è poi un’ulteriore metafora della contiguità di umano e divino.

Roberto, infine, ci comunica un’altra cosa: che il poeta e l’angelo sono fra loro assai simili, perché entrambi sono portatori di messaggi, e perché entrambi sanno abitare fra la terra ed il cielo.

Franca Alaimo

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Vi è un luogo dal quale gli angeli giungono tra noi, quel luogo è invisibile agli occhi dei più, ma è facilmente percettibile agli occhi del poeta Maggiani. Egli, mescolando incantata innocenza con sagace intuizione scientifica, corroborata da una profonda e rispettosa conoscenza della fede, sa dove puntare il suo sguardo per raccontare l’accesso di angeli e, talvolta, dèi, nel nostro caduco mondo per spargervi la sabbia dorata dell’eternità. Con linguaggio assolutamente musicale, cadenzato da gerundi ed inframmezzato da continui cambi prospettici, Maggiani ci mostra l’inizio, quando in un luogo privo di qualunque cosa l’ingresso degli angeli ha portato vita e vite, il momento in cui le vesti angeliche – che nel ritmo poetico possiamo avvertire frusciare – hanno donato luce e i colori delle stagioni, i movimenti alle maree e i moti del cuore. Talvolta gli angeli assumono sembianze umane, è quando animano di puri propositi le azioni di una persona, come in "diritto d’amore", talaltra conservano intatta la loro immortalità, come in "vediamo angeli", ma sempre stanno dentro a quel misterioso motore universale che rende viva e palpitante l’esistenza del nostro pianeta. Maggiani con leggiadria e sapienza conduce il lettore in un volo accompagnato da queste misteriose creature la cui essenza si spande su ogni cosa, monito del fatto che nulla in realtà ci appartiene fino in fondo, ma ci è prestato da loro, gli angeli; quindi il testo assume anche una connotazione oserei dire ecologica, di rispetto per l’ambiente, e di rispetto per la vita, non attraverso sterili frasi, o misere strumentalizzazioni, ma semplicemente mostrandocela con amore in tutto il suo incanto. La veloce struttura dell’opera assume quasi l’aria di un percorso di una giornata, dal mattino che si riempie di luce, sino al crepuscolo in cui tutto si acquieta e si riunisce con il cielo: "atmosfera ridente che s’indora /e al cielo s’unisce". Accompagnano i testi delle bellissime immagini scattate da Paolo, fratello di Roberto, in una commistione quasi mistica, in cui l’elemento didascalico è totalmente scalzato dalla forza dei colori e delle immagini che fanno amabilmente da contrappunto ai colori e ai cambiamenti di densità della luce e dell’aria evocati nelle poesie. Angeli in volo è una raccolta che letta e riletta appare sempre cangiante, come circonfusa della stessa luce che tinge le ali degli angeli, è leggibile su tanti livelli, e questa multiformità le consente di parlare al cuore ed alla mente di ciascun lettore.

Giuliano Brenna

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Anche Paul Verlaine che ebbe in vita l’angelo più bello e sensuale comparso nei cieli della poesia, Arthur Rimbaud, a un tratto sbotta “Qui je suis? Me demadais-tu. / Mon nom corbe Les anges même.” (Chi sono mi chiedi: / Piega anche gli angeli il mio nome.)
E poi Massimo Cacciari con “L’Angelo necessario”.
Si sono così deteriorati i rapporti fra gli umani che per ogni dove è tutto un frullar d’ali. Scrive Roberto: “(…) hanno il mestiere più bello / e non conosceranno la morte / neanche per sentito dire / (avanti e indietro / da quel mondo come / dalla porta di casa / la morte è per noi che non vediamo oltre/ quel taglio // ferita rimarginata / che lascia qui la nostra lingua / senza parole adatte”. Ma il buon Maggiani ha sfiorato indubbiamente una grande verità (col beneficio della fede, s’intende), verità che io ho appreso da un mistico cipriota scomparso qualche anno fa, i cui libri, comunque sono ora reperibili in Italia. Dice Dascalos: “L’Uomo – un Ego Spirito Anima, Io Sé Immortale, Essere Autoconsapevole – usa la supersostanza mente per creare i tre corpi: il corpo materiale con il suo doppio eterico, il cosiddetto corpo psichico (il corpo delle emozioni) con il suo doppio eterico ed il corpo della mente (il corpo poetico superiore ed inferiore – il corpo dei pensieri) con il suo doppio super-eterico. Ciò avviene per il libero arbitrio e per Volontà dalla sua origine, dell’Essere Assoluto ed Infinito, il Logos, lo Spirito Santo, e con l’amore e la cooperazione, e qui siamo al punto, dei suoi santi fratelli gli Angeli, in particolare gli Arcangeli, Signori degli elementi. Che sono quattro e non tre come insegna la tradizione cristiana: Gabriele, Raffaele, Michele e Auriele.”
Via, via troviamo che ogni particella e molecola vivente è impregnata del lavoro sapiente degli angeli.
E questo è il tempo, e lo sarà sempre di più, della loro manifestazione.
E dove trovarli, qui il campo è aperto e vasto. Dietro lo sguardo di chi ci sembra di aver già conosciuto c’è un angelo. Un bambino che ci guarda fiducioso è un angelo. Gli angeli sono ovunque attorno a noi.
A volte si nascondono sotto sembianze umane ma, per scoprirli, basta guardarli negli occhi: sono pieni di dolcezza.
E gli angeli in volo di Roberto: “avanzano dal taglio / (apertura su quel mondo/ a noi precluso)/ superficiale luminosità / nella sera // alcuni / ramati traslucidi / scendono dal palco delle maree / fin sulla terra nera nera // altri/ nuvole piatte / girandole d’opale e grigio / restano lassù / acqua senza sale.”
E probabilmente c’è un tocco angelico anche in Paolo Maggiani, fratello di Roberto, perché solo gli angeli hanno la leggerezza che lui ha nello scatto fotografico; quelle foto splendide, evanescenti e senza tempo che lui scatta e rielabora e che Roberto ha allegato alle duecento splendide copie della plaquette di cui stiamo parlando.
In ognuno di noi, assieme a qualche demone, c’è un angelo che cerca di farsi notare. Come fa? Ogni volta che un sorriso ci giunge alle labbra, un angelo ha bussato.
E leggendo questa bella plaquette di Roberto Maggiani di sorrisi alle labbra ce ne sono giunti tanti.

Antonio De Marchi-Gherini

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Rimango stupita, attonita e silenziosa. Sono di fronte ad “Angeli in volo” come al roveto ardente.
Penso al Roberto Maggiani che conosco, che da anni leggo e, mentre incredula mi chiedo “Ma costui è un profeta che vede oltre l’orizzonte?”, sento una voce interna dirmi che quei guizzi di luce, quel fondersi di materia e distillato d’anime, quel amplesso fra scienza e trascendenza, io già li vidi e li udii nelle sue precedenti opere.
E, mentre intorno è un frusciare d’ali, un baluginare di celesti/trasparenti, un brillare d’onde ed un rosseggiare di tramonti, eludo le immagini dal testo, contro la volontà stessa del Poeta, perché la Parola ne evoca altre ed altre ancora, in un metafisico 3D bucato, in volo radente, da figure conosciute e misteriose.
Mi tuffo in “vediamo angeli” e, impaurita e riottosa ad abbandonare il mio terrigno ricovero, “soffusamente ardendo/come serpe serpeggiando/accettando amaramente il delirio/che non smette/l’intelletto incredulo/non volendolo ammettere” vedo angeli.

Maria Musik

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Angeli in volo »

 Eugenio Nastasi - 04/04/2010 11:22:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Scrivere sugli angeli è come scrivere sulla parte più nobile di noi stessi, quell’albale purezza che doveva essere in noi già piena e nascendo alla vita terrena, abbiamo dato in "custodia" ad un angelo personale. Maggiani ancora una volta propone il meglio delle sua proiezione artistica e non solo con quella scrittura leggera e convincente, "hanno il mestiere più bello/e non conosceranno la morte", ma con la sua originale aderenza a un atto di fede sobria, pulita, roba da crederci, insomma. Come ebbe ad intitolare un suo libro la brava Lucianna Argentino, Maggiani ci inserisce, con questo suo lavoro, "verso Penuel" cioè verso un topos dove si realizza il contatto tra finito e infinito, senza che il finito, cioè noi, si venga annullati nel contatto. Infine lode ai due Maggiani, Roberto e Paolo, alle loro doti angeliche di parole e immagini, se riescono a seminare tali scintille d’arte.

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